Liguria – La Giunta regionale è disponibile a modificare la delibera della “Rimodulazione del fondo di solidarietà per persone con gravi disabilità” che, in base alle previsioni del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29/11/2001, ha stabilito la compartecipazione alle spese per le cure per i disabili con reddito ISEE superiore a 10 mila euro modificando il limite precedentemente fissato a 40 mila. La decisione è stata presa al termine di un incontro presieduto dal presidente del Consiglio regionale Rosario Monteleone fra Lorena Rambaudi, assessore alle Politiche sociali, terzo settore, cooperazione allo sviluppo, politiche giovanili, pari opportunità i rappresentanti delle associazioni di assistenza ai disabili Anfas Genova e Liguria, Fish Liguria, Corerh e Cepim e i capigruppo consiliari.
Erano presenti i consiglieri Roberto Bagnasco (Pdl), Raffaella Della Bianca (Gruppo Misto-Riformisti italiani), Antonino Miceli (Partito Democratico), Edoardo Rixi (Lega Nord Liguria-Padania), Aldo Siri (Liste civiche per Biasotti presidente). Il capogruppo di Idv Marylin Fusco ha comunicato che non poteva essere presente all’incontro.La riunione del pomeriggio era stata preceduta da un incontro che si è tenuto questa mattina in Regione fra l’assessore e un centinaio di familiari dei disabili a cui aveva partecipato, fra i consiglieri, anche Matteo Rosso (Pdl).
«Nessuno sarà costretto a dimettere i propri figli dalle strutture residenziali perché non ha i soldi – ha assicurato l’assessore Rambaudi – La Regione non lascerà sole le famiglie dei disabili, ma attiverà la presa in carico dei servizi sociali e la valutazione delle situazioni individuali. Tuttavia la situazione attuale in cui praticamente tutti i disabili, anche quelli con redditi elevati, avevano accesso alle cure senza alcuna compartecipazione non è sostenibile prima di tutto sul piano giuridico e poi su quello economico. Il limite ISEE di 40 mila euro era il più alto d’Italia – ha spiegato l’assessore – le soglie previste nelle altre Regioni sono mediamente intorno ai 7-8000 euro. Manterremo il fondo regionale di solidarietà ma sulla base di dati certi, di controlli e verifiche rigorose».
Nella discussione, cui hanno partecipato Laura Mazzone, Stefania Carossia, Gabriella Salvatore (Anfas), Antonio Cucco (Fish), Aldo Moretti (Coreh) e Franca Corti (Cepim), le associazioni che inizialmente avevano rivendicato il ritiro della delibera, hanno chiesto che le modifiche facciano sì che a partecipazione sia graduata a seconda del reddito: che, in sostanza che non si passi dagli attuali zero euro ai 47 al giorno previsti e che si valuti la complessità dell’handicap e la situazione familiare.
«La delibera ha elementi di forte positività – ha detto Gino Garibaldi (Pdl) – perché cerca di mettere ordine nel settore. L’importante è che non venga tolto un euro al settore e che i fondi eventualmente risparmiati in virtù dei controlli sull’ ISEE siano reinvestiti a favore delle persone più disagiate». Raffaella Della Bianca (Gruppo Misto-Riformisti italiani) ha affermato: « L’impostazione dell’assessore è corretta. Cominciamo a fare le verifiche sui redditi il più celermente possibile e fra un mese facciamo il punto della situazione». «Non capisco perché non si è arrivati a varare la delibera senza aver creato un tavolo tecnico che consentisse la consultazione delle famiglie e degli operatori – ha aggiunto Edoardo Rixi (Lega Nord Liguria-Padania) – mi sembra opportuno sospendere l’efficacia della delibera e realizzarne una all’avanguardia con criteri rigorosi e accompagnata da una relazione su quanto si è speso fino ad oggi».
Gino Garibaldi (Pdl) ha insistito: «Se il problema non è di bilancio ma di equità, sospendiamo l’efficacia della delibera e troviamo le opportune correzioni».
Una sintesi è stata trovata dal presidente del Consiglio regionale Rosario Monteleone: «Manteniamo in vita la delibera ma prendiamo tempo fino al 30 novembre per apportare tutte le modifiche necessarie». Una impostazione che le associazioni hanno accettato chiedendo però la formazione di un gruppo di lavoro in cui siano presenti i loro rappresentanti, richiesta che è stata accettata dall’assessore e dai capigruppo. L’assessore regionale alle politiche sociali, Rambaudi si è detta «disponibile a qualsiasi tipo di miglioramento della delibera e ha tranquillizzato i presenti sul fatto che pagheranno una quota di compartecipazione al fondo solo coloro che potranno. Gli altri non saranno costretti a dimettere i loro figli dalle strutture residenziali o diurne».