Per alcuni esami più conveniente rivolgersi ai privati
Dieci euro in più sui ticket già previsti dalle Regioni. Da lunedì almeno 15 milioni di italiani (quelli senza esenzioni per età, malattie, reddito) pagheranno una sovrattassa sugli esami diagnostici e le visite specialistiche.
Regione per Regione. I ticket regionali s’aggirano sui 36 euro in tutta Italia, tranne che in Calabria e Sardegna, dove raggiungono i 46 euro. È la cosiddetta compartecipazione alla spesa sanitaria dei malati. Un esborso che ora aumenta di 10 euro. Il costo di una risonanza magnetica col servizio sanitario nazionale lieviterà a 46 euro. Lo stesso vale per tac, mammografie, colonscopie e per tutti gli accertamenti medici complessi per i quali la compartecipazione dei cittadini si fermava al massimo a 36/46 euro.
E le tasche dei malati saranno colpite anche sulla lunga lista di prestazioni mediche che finora avevano prezzi inferiori: 22,50 euro per le prime visite cardiologiche, oculistiche, ginecologiche e dermatologiche; 17,50 euro per i controlli successivi; 4,05 euro per un esame del sangue base (emocromo); 2,30 euro per le urine; 15,65 per una radiografia al polso. Il ticket di 10 euro previsto dalla Finanziaria andrà, infatti, a sommarsi ai costi attuali indicati sopra (ripresi dal tariffario delle prestazioni sanitarie della Lombardia, ma simili in tutta Italia). L’effetto, soprattutto all’inizio, può rivelarsi paradossale: «Il malato che vorrà fare questi esami con il servizio sanitario nazionale – denuncia Sara Valmaggi del Pd lombardo – rischia di trovarsi a pagare di più di chi sceglie di rivolgersi ai laboratori privati». L’emocromo col servizio sanitario nazionale costerà 14,05 euro (4,05 più 10), quello negli ambulatori privati, al momento, resta di 4 euro o giù di lì (per essere competitivi i laboratori privati hanno allineato le tariffe agli ospedali). Certo, in futuro verosimilmente anche i privati aumenteranno i prezzi.
Stangata a macchia di leopardo. Tutti pagheranno di più insomma, ma restano significative differenze a livello regionale. Oltre agli abitanti della Calabria e della Sardegna, saranno particolarmente colpiti gli abitanti del Molise: già oggi pagano, infatti, in aggiunta ai 36 euro di ticket regionale, altri 15 euro di sovrattassa per le risonanze magnetiche e le Tac e 4 euro per specifici pacchetti ambulatoriali. In Campania c’è una quota fissa di 10 euro per ricetta.
Quello del superticket di 10 euro, comunque, è un ritorno. Il suo debutto fu nel 2007 sotto il governo di Romano Prodi. Ma dopo cinque mesi di polemiche ci fu una retromarcia: la copertura degli introiti che sarebbero dovuti pervenire alle Regioni con i 10 euro – pari complessivamente a 834 milioni annui – venne assicurata con fondi statali (la norma, però, non è mai stata cancellata). Si è sempre andati avanti così: con coperture statali stabilite di anno per anno. Fino ad oggi. Previsto dalla manovra Finanziaria, anche il ticket da 25 euro per chi si presenta al Pronto soccorso in codice bianco (i casi meno gravi): ma, in realtà, le Regioni lo incassano già da anni. Tranne la Basilicata.